LA FORZA DEI LEGAMI E…DI UN ABBRACCIO
Lima, 1 agosto 2018
«Aspetta che saluto la mia mamma» – dice Carlos a Martin.
La mamma sarei io.
Ieri pomeriggio in una strada desolata del centro, dove incontriamo Carlos (18). È sotto l’effetto della colla da scarpe. Occhi che divagano e movimenti scoordinati. Magrissimo e sporco. Soprattutto le sue mani, coi residui neri del mastice con cui si è drogato da poco. Mi fa una pena tremenda. Lo ricordo sorridente quando è stato nella nostra casa-famiglia. Mi sento impotente. Lo chiamo dalla mia parte del pulmino. Lui un po’ si vergogna ed è pronto a darmi un saluto rapido dal finestrino abbassato. Io invece gli apro la portiera per accoglierlo tra le mie braccia. Mi viene spontaneo. Voglio che senta il calore di un abbraccio vero. Non mi importa se è sporco e puzza. Lo stringo forte, a lungo. Lui appoggia il capo sulla mia spalla e si abbandona. Gli accarezzo la testa, nascosta sotto al cappuccio della felpa. Sento che respira l’affetto che gli sto trasmettendo. Quando alza il capo lo accarezzo su una guancia, guardandolo dritto negli occhi. Allora qualcosa si spezza in lui. Guarda prima Martin poi me: tra le lacrime ci chiede scusa per non aver saputo sfruttare l’opportunità della casa-famiglia. Martin lo rassicura: non c’è nulla di cui si debba scusare. Continua >