Lima, 12 agosto 2013
Carissimi amici,
Sono molto felice di raccontarvi dell’ultimo fine settimana trascorso con i nostri ragazzi.
Finalmente sono riuscita a portarli a visitare uno dei luoghi che i turisti stranieri visitano molto spesso nei loro viaggi in Perù, ma che ai peruviani sono poco accessibili causa costi troppo elevati per le loro finanze, soprattutto per la fascia povera della popolazione a cui appartengono i nostri ragazzi e le loro famiglie.
Spero che questo primo viaggio possa essere di buon augurio per realizzare il mio sogno ormai da vari anni: portare i ragazzi a conoscere Macchu Picchu, la cittadella incas vicino alla città del Cuzco. Me l’hanno chiesto più volte anche loro.
Siamo partiti sabato mattina, mettendo a dura prova il nostro pulmino, che ormai usiamo davvero per ogni circostanza, ma che non era mai andato così lontano da Lima: circa tre ore e mezzo di viaggio.
Purtroppo abbiamo avuto un piccolo guasto che ci ha fatto perdere un paio d’ore, ma che si è trasformato in un’avventura aggiuntiva: in mezzo al deserto, sentiamo un botto sotto al sedile anteriore dove eravamo seduti io e Jesùs. Martin, che stava guidando, si ferma subito: scopriamo che si è crepato il manicotto che collega il motore al radiatore.
Rimettiamo l’acqua nel radiatore e proviamo a ripartire, ma dopo pochi minuti un odore di bruciato ci costringe a fermarci di nuovo.
Sia io che Martin (ce lo siamo detti dopo) abbiamo temuto di aver fuso il motore.
Meno male che al casello della Panamericana ci avevano dato un foglietto con i numeri di emergenza. Abbiamo chiamato e l’autogru è arrivata abbastanza velocemente: ne abbiamo approfittato per pranzare con il pranzo che ci eravamo portati nelle ciotole da casa.
Il mezzo ha rimorchiato il pulmino e metà di noi fino a Chincha, la cittadina più vicina (servizio gratuito!) mentre in cinque siamo saliti su uno degli autobus di línea che fanno la spola Lima- Chincha.
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