Ultime notizie dal Perù
Alessandra è da poco rientrata in Perù. Ecco cosa ci racconta dei nostri ragazzi. La lettera è lunga ma non aveva senso riassumerla troppo, perchè ogni parola esprime pienamente lo spirito del nostro progetto. Leggetela con calma, magari in più momenti, e sentitevi, come noi, vicini ad Alessandra e ai nostri splendidi ragazzi.
“Sono stata, insieme a Martin, sia in strada che in casa dai ragazzi. La prima cosa che vi voglio trasmettere è la gioia di aver trovato i ragazzi davvero bene: sono cresciuti in “bellezza e saggezza”, come immaginavo quasi tutti sembrano dei giovanotti più che dei ragazzi, ma quello che mi ha colpito più di tutto in positivo è di vederli molto concentrati sulle loro attività e alcuni già con idee abbastanza chiare su che cosa vorrebbero fare in futuro.
Il contrasto tra i volti visti in mattinata in strada, stanchi, sporchi,molto tristi, e quelli dei ragazzi della nostra casa-famiglia mi ha confermato la bellezza di quello che stiamo facendo per loro, offrendogli un ambiente adeguato in cui crescere e formarsi per il futuro.
Chi piú mi ha colpito con il suo entusiasmo é stato Esaú, che fin da subito ha voluto mostrarmi i quaderni sia di scuola che del centro professionale. È entusiasta del corso di taglio e cucito che sta seguendo: mi ha fatto vedere la camicia da donna che sta realizzando in questo momento e poi mi ha anche regalato un cuscino a forma di osso che é stato il primo lavoretto da lui confezionato. Un regalo che condivido con voi, almeno col pensiero, perché senza l’aiuto costante che ci date in varie forme non sarebbe spossibile che Esaú abbia l’opportunitá di studiare. E stato bellissimo sentirlo cosí lucido nei suoi progetti per il futuro: vuole aprire un suo piccolo laboratorio di confezioni, ha le idee chiare su quanto costino i macchinari e sul fatto che dovrá prima imparare bene, poi risparmiare per avere i fondi necessari ad aprire il suo negozio. Nei prossimi giorni addirittura farà sfilare uno dei suoi modelli da donna, credo un vestito: nella semplicità della scuola professionale che frequenta è comunque un traguardo importante, visto che se non fosse qui sarebbe probabilmente in una gruppo di teppisti dedicato allo spaccio e al furto.
E’ questo lo sguardo con cui sto guardando i nostri ragazzi in questi giorni, visto che la maggior parte di loro, per fortuna, sono con noi da vari anni, a parte Alex che è arrivato circa un mese fa e si trova ovviamente in un’altra fase: li guardo pensando con gioia a quello che sono adesso, paragonandolo a quello che erano quando sono entrati nella casa famiglia, ricordandomi le loro varie fughe dalla casa, le difficoltà che hanno dovuto affrontare per abituarsi alle regole della casa, per riprendere il ritmo e la disciplina dello studio e non posso che rimanere davvero a bocca aperta. E’ una fase del progetto in cui stanno emergendo, come una bellissima esplosione di colori, le abilità dei nostri ragazzi, che avevano già dentro di loro come potenzialità, ma che il progetto e la casa famiglia hanno permesso di sbocciare e affinarsi al massimo, dandogli quelle opportunità che difficilmente avrebbero avuto restando in strada.
Anthony per esempio è un altro dei ragazzi che non smetto in questi giorni di ammirare: continua ad essere uno studente molto autonomo e impegnato; continua con interesse la frequenza della scuola calcio, dove coltiva un’altra delle sue grandi doti; e la sorpresa è stato vederlo anche nei panni di musicista, quando giovedì pomeriggio c’è stata la festa per i compleanni di giugno, e i ragazzi con il professore di musica hanno voluto omaggiarmi con una serie di musiche che hanno imparato: Martin ha trovato questo nuovo professore che sembrerebbe davvero molto bravo e soprattutto essersi affezionato ai ragazzi, comprendendo il senso del servizio all’interno di un progetto sociale come il nostro. Ebbene, dovreste sentire la passione con cui Anthony suona il flauto di pan: è davvero bravo, tanto che Martin mi ha poi detto che il professore di musica (Alex) avrebbe suggerito di comprare per lui un flauto più grande e professionale per farlo avanzare di livello: ciò che mi ha colpito è stato il volto di Anthony mentre suona, con gli occhi chiusi per lasciarsi trasportare dalla musica. Per la prima volta nella casa credo si stia formando un gruppo musicale serio: i ragazzi mi hanno raccontato che hanno anche fatto una breve esibizione nella scuola di Casica, frequentata da alcuni di loro, in occasione della festa della mamma. Questo mi ha davvero sorpreso, perché non avrei mai pensato che in così pochi mesi i ragazzi riuscissero a integrarsi fra loro in modo da suonare insieme addirittura all’esterno della casa. Spero davvero che questo professore possa restare a lungo: il fatto che viva vicino sicuramente sarà d’aiuto, anche se è molto impegnato, visto che lavora in una scuola superiore e poi ha anche il suo gruppo con cui suona in sale da ballo e feste private. Speriamo davvero che resti: ho visto i ragazzi davvero felici di avere finalmente un professore di musica stabile che li segue. Alex sta anche cercando di insegnare loro a leggere gli spartiti: significa che crede molto nelle potenzialità dei ragazzi. Ognuno dei ragazzi è molto impegnato durante la settimana e questo aiuta molto a che siano concentrati su se stessi e sullo sviluppo delle loro capacità.
Victor ha ripreso a studiare in una scuola per il recupero di più anni in uno, dopo che l’anno scorso aveva studiato internamente con la nostra professoressa per rimettersi in pari, ma soprattutto un corso di pasticceria, che comprende anche la decorazione di torte: gli piace molto, e ha già iniziato a preparare dei dolci per la casa. La torta di giovedì è appunto stata realizzata da Victor con l’aiuto dell’insegnante del corso.
Josè Luis inizia proprio oggi a frequentare una scuola per il recupero di più anni in uno, perché in tutti questi anni ha dimostrato scarsa motivazione e oggettiva difficoltà di apprendimento che ci avevano fatto preferire per lui lo studio interno alla casa, ma dopo due anni e soprattutto dopo attenta valutazione durata un paio di mesi da parte di un psicopedagogo, abbiamo deciso di fargli fare l’esperienza scolastica pur nella consapevolezza che probabilmente si troverà ad affrontare varie difficoltà. Inoltre prosegue il corso di falegnameria: ho visto appeso alla parete della sua camera da letto uno dei mobiletti che ha realizzato al corso. Dovreste vedere inoltre che muscoli sta sviluppando nelle braccia proprio per il lavoro di piallatura che esercita varie ore a settimana: altro che palestra! Josè infine frequenta con Anthony la stessa scuola calcio come ulteriore stimolo a sviluppare le proprie capacità.
Jonathan, Kervin, Angel ed Anthony continuano a frequentare la scuola più vicina, nella frazioncina di Casica. Alex è l’ultimo arrivato, insieme ad un altro ragazzo di nome Carlos, che non ho fatto in tempo a conoscere perché è rientrato qualche giorno prima del mio arrivo a Trujillo, la città a nord del Perù in cui vive la sua famiglia. Carlos è un esempio di come a volte il progetto possa davvero servire da ponte per ricongiungere i ragazzi alle loro famiglie, che è la cosa più bella ma anche la più difficile da realizzare per loro da soli, soprattutto quando provengono da altre città e quindi la difficoltà di comunicare con la famiglia e di trovare i soldi per pagarsi l’autobus diventano a volte insormontabili: nel caso di Carlos l’allontanamento dalla sua città e dalla sua famiglia non era avvenuto per una situazione grave all’interno della famiglia, ma per l’atteggiamento ribelle del ragazzo che si era pertanto messo in una situazione di grave rischio finendo a Lima in strada. Quando Martin si è messo in contatto con la famiglia a Trujillo si è trovato con la bella sorpresa che la famiglia ha insistito molto perché Carlos tornasse con loro e non restasse in casa famiglia: così è stato e credo che il ricongiungimento familiare possa essere uno dei più bei finali per i ragazzi che stanno in strada. Speriamo che Carlos si fermi a Trujillo e si reinserisca bene nella famiglia.
Vi ricordate di Jhonel? Era successo qualcosa di simile, anche se molto più travagliato, con questo nanetto che nel 2004-2005 Martin aveva conosciuto in strada: abbiamo una bellissima foto di lui mentre suona il cajòn durante una uscita in piscina che avevamo organizzato per i ragazzi che vivevano e lavoravano vicino al ponte stradale della Javier Prado. Ebbene, nel caso di Jhonel io ero molto scettica: vedevo Martin che lo riaccompagnava a Huancayo, una, due, tre volte, e poi il nanetto ritornava immancabilmente a Lima, di nuovo in strada, di nuovo a sniffare colla, tanto che l’ultima volta avevo cercato di scoraggiare Martin, anche con l’argomento che forse non valeva la pena spendere un’altra volta soldi per l’autobus per poi veder tornare il bambino nel giro di qualche settimana. Invece, mi sbagliavo: da Martin e da storie, come quella di Jhonel o Carlos, ho imparato che l’essere umano è sempre in cambiamento, dipendendo anche dai fattori che in quel preciso momento influiscono nella sua vita, e che la differenza di un solo fattore può determinare un esito che sembrava quasi impossibile. Da allora spesso dico che vale sempre la pena dare possibilità infinite ai ragazzi di strada e in generale a tutti gli esseri umani perché non si deve mai giudicare irrecuperabile nessuno, ci può sempre essere il cambiamento quando meno ce l’aspettiamo. L’ultima volta, nel caso di Jhonel, Martin era riuscito a trovare a Huancayo, la città ad otto ore da Lima in cui viveva la famiglia del bambino, un centro per minori che lo ha accolto per un paio di anni, facendo da ponte tra la strada e la famiglia di origine: questa è stata la svolta per Jhonel che da allora non è più tornato a Lima né in strada, ma è rientrato in famiglia, e le ultime volte che Martin lo ha visitato a Huancayo, una anche con il nostro Francesco, lo ha trovato cresciuto e dedito ad un lavoro interessantissimo e alquanto singolare: il barcaiolo per turisti su uno dei laghetti alla periferia della città in cui vive. Non sembrano delle favole queste storie? Per me sono la conferma che tutto ciò che abbiamo fatto in questi anni e che continuiamo a fare, a volte con tempi di maturazione delle situazioni e dei ragazzi che sembrano a noi lunghissimi, ma che in realtà per i ragazzi sono straordinariamente veloci, visto che in tre o quattro anni recuperano ciò che la strada aveva tolto loto in termini di opportunità, comportamenti sani, forme di pensare proiettate al futuro anziché appiattite sul presente, vale e varrà la pena.
Aspettavo ormai con trepidazione di tornare qui in Perù anche per me stessa, per riprendere contatto con le motivazioni che hanno creato l’associazione e il progetto e devo dire davvero che ciò che vedo e vivo sia in strada che nella casa mi conferma in pieno che è valsa la pena dedicare tempo, energie e risorse economiche a questa opera perché realmente vedo che riusciamo a dare opportunità a vari ragazzi e che queste opportunità cambiano loro realmente la vita: la cosa più bella è vederli sorridere. Sorridono tantissimo! La gioia non può che essere la conferma che stanno bene, che la loro vita si sta incamminando in una direzione più positiva.
Vi abbraccio, vostra Alessandra”