Notizie dal Perù – Alessandra ci scrive
Carissimi amici,
a quasi un mese dal mio rientro in Perú sento la necessitá di condividere con voi un po’ degli eventi che hanno coinvolto negli ultimi tempi il nostro progetto e i nostri ragazzi.
Inizio dai fatti più recenti.
Innanzitutto il 7 di marzo siamo partiti con i lavori di rifacimento del tetto della nostra casa, previsti già dalla fine dell’anno scorso. Riceveremo un aiuto concreto dal gruppo CAI Cesare Battisti di Verona, che ha scelto di devolvere il ricavato della tradizionale campagna natalizia proprio a questo scopo. I lavori procedono con qualche rallentamento e imprevisto che non poteva di certo mancare: il più rilevante é stato il livello della falda freatica che in estate si alza parecchio, visto che sulle Ande é stagione di pioggia e i fiumi si ingrossano nello scendere a valle, ma che quest’anno sta dando il meglio di sé arrivando a solo un metro dalla superficie del suolo. Questo ha compromesso il buon funzionamento del pozzo delle fognature che ha inondato gli scavi delle colonne. L’impresa edile é riuscita a procedere comunque, con qualche variazione nella tecnica di costruzione. Il lavoro più grosso é stato appunto scavare e incidere i muri per l’inserimento delle colonne: attualmente si stanno terminando di innalzare le colonne in cemento e si inizierà poi ad armare l’intelaiatura della soletta. Entro il 9 aprile si dovrebbero gettare le malte, poi si aspetterà circa quindici giorni per l’asciugatura e infine ci saranno le rifiniture, che non sono però dei dettagli (rifacimento bagni, pavimenti nei punti distrutti, rifacimento parte elettrica, ritinteggiatura). Spero vivamente si riescano a finire prima dell’inizio del freddo, che a seconda degli anni si presenta a maggio o giugno, visto che i ragazzi stanno dormendo negli ambienti in cartongesso e legno, adibiti a stanze da letto, cucina e sala. Isidoro, un volontario veronese, a gennaio ci ha aiutati a preparare questi ambienti, costruendo anche una piccola cucina e due bagnetti temporanei. Il suo é stato un aiuto davvero prezioso. I ragazzi e gli operatori non sembrano comunque soffrire particolarmente della nuova sistemazione, ma il clima é ancora molto mite: siamo agli inizi dell’autunno.
Nei mesi scorsi abbiamo goduto della presenza di vari amici italiani, che a seconda delle loro capacità, età e tempo di permanenza nel progetto hanno dato una mano agli educatori e a Martin, ma soprattutto hanno condiviso in amicizia momenti di relazione intensa con i nostri ragazzi e operatori: sono Cristina, Lucia, Francesco, Liviana, Isidoro e Barbara. Li ringraziamo di cuore per essere stati qui di persona e soprattutto per l’amicizia e solidarietà dimostrate.
I ragazzi durante i mesi estivi hanno partecipato alle attivitá organizzate dal comune di Pachacamac: i maschi sono andati a calcio, tranne Anthony che frequentando da ottobre una scuola calcio ha optato per un corso di danze tradizionali nelle quali é bravissimo; Carla ha scelto pasticceria e si é rivelata davvero attenta e portata per tale attività: anche dopo la fine del corso infatti ha continuato a preparare con Barbara prelibatezze dolci e salate. A breve la iscriveremo ad un corso di formazione professionale di un anno proprio di pasticceria, attività che si aggiungerà a quella della scuola dove Carla sta frequentando l’ultimo anno delle medie.
I ragazzi hanno ripreso la scuola a inizio marzo, nello stesso istituto dell’anno scorso. Gli inizi vanno sempre a rilento e con molta disorganizzazione: Angel e Kervin sono rimasti senza insegnante per quasi un mese. In casetta sono così ripresi ritmi e orari del periodo scolastico: durante la settimana vanno a dormire e si alzano piú presto rispetto alle vacanze. Vanno a scuola a piedi da soli, dopo che nei primi quindici giorni sono stati accompagnati da Barbara. Solo il mercoledì gli educatori vanno a prenderli all’uscita per poter parlare con gli insegnanti ed essere al corrente del loro andamento scolastico e comportamento.
L’unico a non andare a scuola é José Luis, oltre ad Elizabeth e Andrea che vanno al sabato mattina nella scuola privata per il recupero di piú anni in uno. José Luis sta studiando con l’insegnante del recupero pomeridiano e lo stiamo indirizzando sempre di più verso attività di tipo lavorativo: é molto bravo in tutto ciò che implica lavoro manuale, come orto, oggettistica, piccoli lavoretti di falegnameria, mentre a causa del grande ritardo negli studi dimostra pochissimo interesse e grandi difficoltà nelle attività intellettuali. Da agosto dell’anno scorso é comunque molto migliorato nel leggere e scrivere. Le mattine é dunque l’unico ragazzo che rimane a casa e partecipa ai laboratori di oggettistica e orto/pollaio: il mercoledì fa qualche ora di pratica in un vivaio della zona. Essendo però l’unico a volte si sente solo e tende ad annoiarsi e fare i capricci per attirare l’attenzione: cerchiamo in tutti i modi di tenerlo occupato e di aiutarlo a superare i comportamenti di manipolazione che mette in atto.
Andrea ha avuto un periodo complicato che l’ha portata ad una scelta solo in parte condivisa da noi: ha voluto andare a vivere fuori della casa con la nonna materna, per provare ad essere più autonoma e libera. Le abbiamo espresso l’idea che non fosse ancora pronta per questo passo e che così facendo avrebbe interrotto la pratica presso il laboratorio di taglio e confezioni dove si era inserita abbastanza bene e che si stava trasformando piano piano in un vero lavoro. Le sue esigenze hanno prevalso e siamo arrivati con lei ad un accordo: che provasse nel mese di marzo a vivere con la nonna, interrompendo la pratica professionale ma non la frequenza della scuola media del sabato, per poi vedere come sarebbe andata e prendere decisioni più definitive. In questo periodo é venuta a trovarci un paio di volte, ed é sembrata piuttosto confusa su come le stanno andando le cose fuori della casa: non é riuscita ad organizzarsi per trovare lavoro, cosa che sospettavamo sarebbe successa perché ha sempre dimostrato grosse difficoltà nel muoversi autonomamente in questo senso, e si é limitata ad aiutare la nonna che vende succo d’arancia in strada; ha anche detto di essersi sentita piuttosto annoiata. Martin ha parlato con lei per stimolarla a usare bene questo tempo, a non lasciarlo passare senza davvero provare con impegno a realizzare le mete che si era prefissa, ma sembra che sia poco cosciente e forte per farlo davvero. Noi le stiamo e le staremo vicini a distanza, per non imporle nulla, ma anche per evitare che si adagi in uno stile di vita senza obiettivi, ma non é e non sarà facile. La nota positiva é che il sabato sta andando regolarmente a scuola e questo dimostra responsabilità da parte sua, visto che viene anche da molto lontano.
A metà novembre, prima del mio rientro, avevamo accolto con grande disponibilità e impegno un ragazzo con una tubercolosi molto forte, di nome Maicol, con alle spalle molti anni vissuti in strada. I ragazzi e gli operatori con responsabilità e solidarietà hanno accettato tutti i cambiamenti che si sono dovuti adottare per garantire la sua permanenza evitando la trasmissione della malattia agli altri: Maicol ha dormito in una stanza tutta sua, ha portato la mascherina quando era insieme ad altre persone, abbiamo ventilato con particolare attenzione gli ambienti ecc. Le pratiche presso l’ambulatorio di Pachacamac perché gli dessero la cura che in Perú é gratuita per legge sono state piuttosto complesse, ma alla fine siamo riusciti ad ottenere la cura per lui e un trattamento di rafforzamento delle difese immunitarie per gli altri minorenni della casa. É stato complesso portarlo due volte al giorno a prendere pastiglie e iniezioni perché il protocollo non permette la somministrazione al di fuori della struttura sanitaria, ma ci siamo riusciti con l’impegno di tutti, volontari compresi che si sono prestati senza timori anche per questo tipo di accompagnamento. Purtroppo Maicol é rimasto fino a fine febbraio, poi é scappato e si é riagganciato alle dinamiche della strada, alla droga in particolare. É anche tornato in casetta, ma non ha resistito che qualche ora. Per fortuna Martin é riuscito a coinvolgere anche la madre nella ricerca del ragazzo e nel convincerlo a portare a termine la cura. La sua infatti é un tipo di tubercolosi molto resistente e il trattamento potrebbe durare anche degli anni. Attualmente si trova a casa della mamma e si é proceduto al trasferimento delle medicine nel centro di salute più vicino dove sta continuando a prenderle. La preoccupazione però se riuscirà a permanere a lungo in casa é molto forte, tanto che Martin ha vivamente sollecitato la madre a informarsi su istituti chiusi nei quali potrebbe eventualmente far entrare il figlio se scappasse di nuovo: se interrompesse ancora la cura sarebbe davvero a rischio di morte.
Tante sono le cose che non riesco a raccontarvi nel breve spazio di una lettera, ma spero che queste parole riescano almeno in parte a farvi partecipi della vita dei ragazzi e del progetto.
Vi ringraziamo di cuore per il vostro costante aiuto ed interesse.
Un abbraccio caloroso,
Alessandra, Martin, ragazzi e operatori.