Il cammino di Yerson
Yerson (12 anni) è arrivato in casa-famiglia, lo ricorderete, il giorno dopo del mio arrivo a Lima, in luglio. È un ragazzino, dolce, docile e maturo. È facile entrare in relazione con lui. Qualche giorno fa, dopo quasi tre mesi di permanenza nella nostra casa-famiglia, è passato alla seconda fase del percorso previsto dalla nostra metodologia: nella foto infatti stringe felice il peluche che gli è stato donato come simbolo di questo primo ma importante obiettivo da lui raggiunto nel nostro progetto. Ora potrà uscire in permesso nel fine settimana, per meritati momenti di svago. Viene da Huancayo, una città a otto ore circa dalla capitale. È arrivato con un gruppo di amici conosciuti in strada. Su un autobus, preso probabilmente clandestinamente. A volte i ragazzi, essendo minorenni e senza soldi per il biglietto, si nascondono sotto i sedili. Come gli altri è venuto a lavorare in capitale perché si guadagna meglio. Ha dormito in spiaggia, sotto le barche. Martin da qualche mese visita regolarmente questa zona per incontrare i ragazzi, che cerca di coinvolgere con il calcio per instaurare un legame di amicizia e poi aiutarli con il rientro in famiglia o l’ingresso in una struttura di accoglienza come la nostra.
A casa non vuole tornare. Ce lo ha detto il primo giorno che è arrivato e non ha ancora cambiato idea. Non vuole nemmeno che contattiamo i suoi genitori. Non vuole che sappiano che è qui. Noi abbiamo informato la Direzione Generale dei Minori che è con noi : ci hanno nominato tutori legali temporanei. Infatti siamo già riusciti a fargli avere la carta d’identità e a breve avrà anche l’assicurazione sanitaria pubblica. La situazione familiare non è disastrosa, ma sono in ben otto fratelli e padre e madre sono piuttosto poveri: lui muratore, lei venditrice ambulante in strada. Sembra che da piccolo lo picchiassero: forse questo ha rotto il vincolo affettivo tra Yerson e la sua famiglia. L’unico familiare di cui parla bene è un fratello che sembra viva a Lima e lavori nell’esercito. Pensiamo di contattarlo per coinvolgerlo come referente familiare. Martin a breve andrà comunque nella città di Yerson per raccogliere informazioni su di lui e avvisare la famiglia che si trova a Lima e sta bene. Ne approfitterebbe anche per un’azione di prevenzione ad ampio raggio, cercando di contattare anche le famiglie degli altri ragazzi o bambini che stanno arrivando sempre più numerosi a Lima, magari senza che queste siano al corrente delle migrazioni temporanee dei minori verso la capitale.
A Huancayo, Yerson aveva già cominciato a lavorare e dormire in strada, abbandonando la scuola. Infatti è fermo alla quarta elementare. Alla sua età dovrebbe già essere in seconda media. Lo studio gli piace: in casa-famiglia partecipa con interesse alle lezioni tenute dalla nostra insegnante di sostegno e tra i suoi obiettivi c’è quello di riprendere presto gli studi. Si è inserito molto bene nella nostra casa-famiglia. Ama giocare a calcio e realizzare piccoli oggetti artigianali nel laboratorio di oggettistica. Con gli altri ragazzi va d’accordo. Dice di sentirsi bene e non ha mai detto di voler tornare dagli amici in strada. È la prima volta che vive in una casa di accoglienza e questo lo aiuta perché non ha pregiudizi negativi sulle strutture di accoglienza, dove non sempre i ragazzi vengono trattati con amorevolezza.
Auguriamo di cuore a Yerson di proseguire nel suo cammino di riscatto e crescita, lasciandosi accompagnare dai nostri operatori e volontari.