JONATHAN: malattia e libertà
29 ottobre 2015
Carissimi amici,
Martin dal Perù condivide con noi la storia di uno dei nostri ragazzi: Jonathan (18). Il nostro progetto aiuta anche ragazzi più grandi, che si trovano a vivere situazioni difficili. Jonathan ha iniziato a vivere in casa-famiglia nel 2014. È malato di tubercolosi. A dicembre terminerà la cura. La casa-famiglia lo ha accolto su sua richiesta, per permettergli di guarire. In strada infatti non avrebbe mai avuto la forza di seguire una cura che dura 6 mesi con visite giornaliere al centro sanitario per prendere i medicinali. Da noi invece è stato
amorevolmente seguito da educatori ed assistente sociale, che lo hanno accompagnato ogni giorno al centro medico e sostenuto psicologicamente per dargli la forza di seguire con costanza il trattamento. Anche se l’obiettivo principale è la sua guarigione, la permanenza in casa-famiglia è anche occasione favorevole per aprire con i ragazzi spazi di riflessione sulle loro vite, per provare a progettare un futuro diverso dalla strada. Jonathan ha una forma leggera di psicosi che rende più difficile i processi di riflessione, ma con l’aiuto della psicologa sta iniziando a pensare a cosa farà a dicembre, una volta finita la cura. Tornare in famiglia è da escludere perché la madre ha problemi di alcolismo e il fratello maggiore di tossicodipendenza: i rapporti sono molto conflittuali. Jonathan fino ad ora pensava solo a tornare in strada, con il gruppo di amici. Questo è l’unico orizzonte che conosce. Ultimamente però il progetto sta cercando di aprirgli altre possibilità, che lui comincia a prendere in considerazione: per esempio trovarsi, con il nostro aiuto, una stanza in affitto e un lavoretto manuale nelle vicinanze della nostra casa. Avrebbe così la sua autonomia, ma anche il sostegno psicologico e affettivo del progetto. Non è la prima volta che sperimentiamo questo tipo di aiuto con i ragazzi più grandi. Da qualche giorno anche Angel (19), che ha vissuto nella nostra casa-famiglia fino al 2013, con l’aiuto di Martin, si è trovato una stanza e un lavoro in una fabbrica di prodotti naturali adiacente alla nostra struttura. Stava attraversando un momento delicato con la sua famiglia e l’ambiente del suo quartiere lo stava riportando in contatto con gruppi di ragazzi di strada.Ha chiesto il nostro aiuto. Nell’ottica dell’accompagnamento costante e del legame familiare che manteniamo con i ragazzi, Martin gli ha suggerito questa alternativa che lui ha scelto. Speriamo che anche Jonathan possa sperimentarla come una forma di vita alternativa alla strada. La sua storia è stata difficile. Nato a Cerro de Pasco, una poverissima città mineraria del Perù, ha iniziato a vendere caramelle nei mercati con la mamma verso i 7 anni. Un giorno è
salito con un amichetto su un autobus ed è finito, senza saperlo, a Lima, la capitale. Ha così perso per vari anni i contatti con la madre e i fratelli. Ha vissuto tra la strada e vari istituti per minori, da cui spesso è scappato. La mamma si è trasferita con i fratelli a Lima, proprio per cercarlo, ma due di loro si sono avvicinati alla vita di strada. Il maggiore purtroppo è diventato tossicodipendente. Il padre li ha abbandonati da piccoli e Jonathan ricorda di averlo visto solo una volta perché il tribunale era riuscito a rintracciarlo. A 12 anni Jonathan ha ritrovato la madre e i fratelli, è tornato a vivere con loro, ma i rapporti non sono stati facili, così ha vissuto alternativamente in strada e in casa della madre. Martin ha conosciuto in strada prima i suoi due fratelli, poi circa due anni fa anche Jonathan, senza sapere che fosse il fratello degli altri due. Jonathan era appena uscito da un centro di riabilitazione cristiano protestante, dove era entrato nel tentativo di allontanarsi dal
consumo di colla, e manifestava i primi sintomi della tubercolosi. Jonathan fin da piccolo ha manifestato sintomi di psicosi, con allucinazioni e racconti sconclusionati. Con noi è in cura presso uno psichiatra e sta meglio. Per i primi mesi Jonathan ha partecipato poco alle attività delle casa perché la malattia e la cura lo rendevano molto debole. Passava molte ore a letto. Ora invece partecipa a tutti i laboratori, soprattutto quelli di attività manuali, mentre ha difficoltà con le attività scolastiche. Sa leggere e scrivere un poco, ma fa molto fatica con il ragionamento logico. E’ un ragazzo allegro, ama la musica e costruire piccoli oggetti con le mani: l’altro giorno si è costruito una pistola giocattolo di legno. Martin me l’ha raccontato con tenerezza: spesso i ragazzi, anche se grandi, mantengono questi aspetti infantili perché non hanno vissuto veramente la spensieratezza dell’infanzia. Jonathan aiuta molto volentieri nelle piccole riparazioni domestiche. Ama essere libero e, come è comprensibile data la sua esperienza in strada e la sua maggiore età, ha manifestato più volte che gli manca la libertà. Sta bene in casa-famiglia, ma vorrebbe uscire di più, anche da solo. Per questo sappiamo che per lui, una volta finita la cura, l’alternativa migliore sarà recuperare uno spazio di autonomia e libertà. Speriamo di tutto cuore di riuscire a guidarlo verso una scelta alternativa alla strada, simile a quella che sta sperimentando Angel.
Il nostro progetto è al fianco anche di chi, pur maggiorenne, ha ancora bisogno di sostegno eguida.
Grazie per renderlo possibile.
Alessandra e Martin