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La “fioritura” di Orlando in casa-famiglia

Notizie da Lima | domenica 18 Agosto 2024 09:19

Carissimi amici,

Orlando (15 anni) è entrato per la prima volta nella nostra casa-famiglia a settembre 2023, uscito a gennaio 2024 per la profonda nostalgia verso il padre, è tornato a vivere con noi a marzo.

Grazie alla fondazone Prosolidar, che sostiene il progetto nel 2024, permettendoci di soddisfare tutte le necessità di Orlando e degli altri ragazzi che aiutiamo in casa-famiglia e in strada!

Orlando è il classico adolescente, che ama la musica contemporanea e lo sport; è pieno di vitalità ed energia, anche se a volte non dorme bene a causa di brutti sogni e incubi. Spesso i ricordi delle difficoltà passate e la mancanza degli affetti familiari emergono nel sonno dei nostri ragazzi.

Orlando ha un legame profondo con il padre perché la madre ha abbandonato lui e il fratello da piccoli. Anche il fratello è stato qualche mese con noi, ma non è riuscito a superare l’astinenza dalla droga. Accade spesso che, durante i pasti, ti racconti di ciò che faceva con il padre quando era piccolo, idealizzandolo. In realtà il papà è piuttosto assente, passano settimane senza che chiami il figlio o lo venga a trovare, provocando un vuoto profondo in lui. È stato proprio questo il motivo della sua uscita dalla casa a gennaio. Il padre lavora di notte in un cimitero e di giorno, dopo poche ore di sonno, si dedica a riciclare bottiglie di plastica, cartone, mobili usati girando per i quartieri ricchi della città. Ha cresciuto i figli, come ha potuto. Orlando racconta che, a cena, il padre poteva offrirgli solo uno yogurt con cereali e poi lo mandava a letto. É vissuto in tanti posti e ricorda con emozione soprattutto il periodo in cui è stato nella foresta amazzonica: ti racconta che una volta ha allevato un piccolo scorpione. Sono frammenti del passato che ogni tanto ti regala, così, da un momento all’altro, durante le attività quotidiane della casa-famiglia. Per me sono piccole perle che raccolgo per conoscerlo meglio. Mi rendo conto che ha già vissuto una vita intensa, forse troppo, per i suoi 15 anni. Ti racconta della vita in strada, quando dormiva all’aperto (è proprio lui nella seconda foto), dove era bello vedere le stelle e sentirsi liberi, ma soffriva il freddo e la fame. Lo riconosco dalle sue gambe, che lui ama perché sono forti. Quando guardo questa foto mi commuovo e penso che ora ho la gioia di entrare ogni mattina nella sua stanza e di vederlo nella stessa posizione, ma in un letto, in una casa, circondato dall’affetto di adulti amorevoli e amici fraterni. Abbiamo instaurato un bellissimo rapporto. Scherziamo, ci abbracciamo, ci raccontiamo tante cose. È pieno di talenti: costruisce oggetti, tesse braccialetti, canta, gioca a pallone. Si sta impegnando a riprendere gli studi e non vede l’ora di tornare a frequentare la scuola in presenza, alla quale lo stiamo gradualmente preparando con l’insegnante interno. É piuttosto permaloso e ha frequenti sbalzi d’umore: meglio lasciarlo stare quando si incupisce. Poi però gli torna il sorriso, ti chiede scusa e si ricomincia a vivere la quotidianità familiare della nostra casa, dove tutti i ragazzi, Orlando compreso, hanno la possibilità di crescere in un ambiente semplicemente normale, che qui in Perù però è raro trovare nelle strutture di accoglienza, molto più simili a carceri (con tanto di sbarre) o a rigidi istituti ottocenteschi. Questo ambiente familiare ci ha permesso di costruire, nei 19 anni di progetto qui in Perù, relazioni splendide con i ragazzi ospitati, come ci hanno confermato le ragazze e i ragazzi che sono venuti a visitarci martedì scorso per partecipare alle interviste organizzate dal nuovo fundraiser che sta accompagnando Sinergia Por La Infancia a definire meglio la sua identità, la sua missione, la sua visione futura, anche in vista della raccolta di fondi locali. La caratteristica più importante che è emersa dalle loro parole è stato l’affetto che hanno ricevuto e che sentono per noi.

Per me e Martin questo è sempre stato l’obiettivo principale che consideriamo ampiamente raggiunto. Amare ed essere amati è il bene più prezioso di ogni essere umano.

Grazie per essere insieme a noi mani e cuori che danno e ricevono amore.

Un grazie riconoscente e sincero ad ognuno di voi.

Alessandra

Fiori sull’asfalto: dalla strada alla casa-famiglia

Notizie da Lima | venerdì 9 Agosto 2024 14:14

Carissimi amici,

Condivido con voi la storia di Moisès (16 anni) che nei giorni scorsi ho visitato più volte, nella sua umile casa, insieme a Martìn (educatore di strada) ed Isabel (psicologa). È uno degli splendidi fiori di strada che, tra droga, mendicità e mancanza di opportunità, non sono riusciti ancora a fiorire nella loro bellezza e che il progetto, con cura, delicatezza, affetto, rispetto e professionalità, riesce spesso a motivare al cambiamento. Martìn lo conosce da tempo. La sua storia è molto difficile. Ce l’ha raccontata la madre che abbiamo incontrato proprio nella “casa” che vedete in foto. Madre sola, più figli cresciuti nella sua assenza, perchè costretta a lavorare come donna delle pulizie per mantenerli; risorse economiche ridotte, problemi di alcool e droga diffusi. Eppure tanto amore materno, tanta forza e dignità nell’affrontare le difficoltà di una vita apparentemente disperata, con la capacità di sorridere e ridere. Sono rimasta ancra una volta sorpresa e ammirata: le loro vite sono così difficili rispetto alle nostre, eppure hanno ancora tanta voglia di vivere, di ridere, di fare progetti. Sono un esempio per tutti noi. Moisès è nato prematuro, si è ammalato nei primi mesi di bronchite a causa del freddo e ha avuto convulsioni ripetute, probabilmente la causa del lieve ritardo cognitivo che si nota dal modo in cui parla e dalle pause in cui rimane sospeso durante le nostre conversazioni. Eppure è un ragazzo estremamente profondo, riflessivo, consapevole di sè. Si rende conto che rimanendo in strada non sta facendo nessun progresso, fa preoccupare la madre e rischia di rimanere intrappolato in una spirale di delinquenza e mendicità. A scuola è rimasto fermo alla seconda elementare, eppure ama leggere libri di psicologia. Straordinario per me che sono un’insegnante di scuola secondaria. Si vergognava a rivelarmi il suo ritardo negli studi, ma io gli ho fatto i complimenti più sinceri per il buon livello di capacità di lettura e comprensione raggiunta nonostante l’abbandono scolastico. Moisès vuole venire a vivere nella nostra casa-famiglia anche per studiare e poi per allontanarsi dai pericoli della strada che ieri, durante l’esercizio di analisi fatto con Martin, ha elencato con grande consapevolezza: malattia, morte, violenza, abbrutimento, perdita di tempo prezioso. La cicatrice di una coltellata sulla coscia sinistra ne è una conferma evidente. Un altro motivo è rendere orgogliosa di lui sua madre, che in realtà ha espresso un amore e una stima profondi per questo figlio così fragile, a causa del contesto in cui è cresciuto, descrivendolo come “un ragazzo sensibile, buono, generoso”. La difficoltà maggiore per Moisès potrebbe essere quella di lasciare la sua ragazza, con cui ha un rapporto complicato e confuso ma che dura da anni. Riuscirà a sopportarne la lontananza mentre vive nella casa-famiglia e a vederla solo in certi momenti? Noi glielo auguriamo di cuore e lo aspettiamo a braccia aperte. Dovrebbe entrare in casa-famiglia proprio questo sabato, accompagnato dalla madre. É un altro fiore che merita di fiorire in tutta la sua bellezza.

Grazie a tutti voi da ogni ragazzo che, in questi anni, avete aiutato ad entrare nello spazio caloroso e familiare della nostra struttura di accoglienza.

Vostra Alessandra