Diario dal Perù – 4
Lima, 26 agosto 2023
Dalla strada alla famiglia
Carissimi amici,
domani rientro in Italia, ma continuerò a raccontarvi dei miei vissuti qui in Perù anche nelle prossime settimane. Le esperienze sono state tantissime e molto profonde. Voglio salutare la mia terra peruviana con un racconto di speranza, che mostra come il nostro progetto possa dare speranza ai ragazzi che ancora sono in strada.
Aldair, 15 anni. Martedì scorso Martìn mi porta nella zona nord di Lima, in cui Aldair vive con il gruppo dei suoi amici. Percorso di due ore, in mezzo al traffico pazzesco della metropoli, tra clacson e smog. Arriviamo sfiniti, ma ansiosi di incontrare il ragazzo che ha espresso il desiderio di entrare a vivere nella nostra casa-famiglia, dopo aver conosciuto Martìn (fondatore con me di Sinergia Por La Infancia ed educatore di strada) e aver visitato una volta la nostra struttura. Gli è piaciuta molto, soprattutto per il campetto da calcio. Lo scoprirò da lui dopo che finalmente appare con un amico e il suo cane fedele (Tuono). Lo abbiamo cercato in tutti i posti che Martìn sa essere frequentati dai ragazzi di strada della zona: il ponte pedonale (su cui a volte dormono buttati a terra, perché almeno la gente non li vede), l’internet point dove passano spesso la notte (per stare al caldo e per giocare ai videogiochi), i parcheggi di due supermercati in cui spesso dormono, altri due piccoli parchi. Niente. Non lo abbiamo trovato per ore. Poi Aldair ha visto e riconosciuto il nostro vecchio pulmino ed è venuto da noi. Un bel ragazzo, nel pieno dello sviluppo, slanciato, con profondi occhi neri. Vi chiedo di immaginarlo, perché non ho fatto nessuna foto per rispetto nei suoi confronti. Ovviamente i vestiti sono sporchi e l’aspetto è trasandato, ma si vede che è un ragazzo che non è ancora stato completamente risucchiato dalla spirale della droga. Sniffa colla da scarpe, beve alcolici economici, ma non è ancora passato alla pasta basica di cocaina come la maggior parte del gruppo. Martìn con grande maestria alterna battute e dialogo più profondo finché crea lo spazio per rimanere da soli con Aldair e realizzare il primo dei due incontri con cui il nostro progetto prepara i ragazzi ad entrare nella casa-famiglia, per aumentare la consapevolezza della loro scelta di lasciare la strada, soppesandone i vantaggi e gli svantaggi. Il metodo che usa Martìn (non improvvisato, ma frutto di anni di esperienza e di corsi di formazione di qualità) usa disegni di scarpe da tennis e di bilance. Si crea un paragone tra come si sceglie un paio di buone scarpe e come si sceglie tra la strada e la casa-famiglia. Non sempre è possibile comprare la scarpa che più ci piace, perché magari non c’è il nostro numero: allora si sceglie quella che più ci conviene; allo stesso modo Aldair, aiutato da Martìn, esprime cosa gli piace e cosa non gli piace o non gli conviene della strada e dello stare in una casa di accoglienza. Alla fine Martìn guida poco a poco il ragazzo a prendere coscienza, senza forzare, del fatto che scegliere di stare in una casa-famiglia forse non è la cosa che più gli piace, ma quella che più gli conviene per una vita migliore. Seguo con ammirazione e delicatezza il dialogo tra Martìn e Aldair: vi assicuro che è quasi un miracolo, sul pulmino, al bordo della strada, fra lo strombazzare delle auto che sfrecciano in continuazione, riuscire a generare questo tipo di riflessione in un ragazzo che è ancora sotto gli effetti della colla e reduce da una notte in strada. Eppure è possibile. Con delicatezza e amore. Qualità che non mancano né a Martìn né agli altri operatori del progetto. Concluso l’incontro, condividiamo il pranzo anche con altri ragazzi del gruppo, in un semplice ristorante cinese. Mi si stringe il cuore a vedere i due più grandi: sono decisamente più rovinati dal consumo di droga. Uno è magrissimo e con capacità di ragionamento ridotto. Un altro ha una ferita sulla gamba: è stato investito da un mototaxi. Mercoledì Martìn è tornato per curarlo, ma non l’ha trovato. Ci abbiamo riprovato giovedì, quando abbiamo avuto il secondo incontro con Aldair: ripresa e conclusione del bilancio di pro e contro dell’entrare in casa-famiglia e descrizione delle regole della nostra casa-famiglia. Commoventi le motivazioni di Aldair: non vuole cominciare a far uso di droghe più pesanti, ha paura di finire in un carcere minorile come tanti altri ragazzi del gruppo e sa di rischiare anche la morte; lo spaventa soprattutto la possibilità di morire per un colpo di pistola. A volte succede. La motivazione più grande però è quella della famiglia: vuole che la sua famiglia sia orgogliosa di lui e che non si preoccupi più della sua situazione. Lui vivrebbe con il padre e la matrigna, con cui sembra avere anche un buon rapporto, ma di fatto è un mese che non fa ritorno a casa. Pernotta in strada con il gruppo. Solo una volta entrato in casa-famiglia, si potranno capire gradualmente i motivi della sua progressiva permanenza in strada. Avrebbe dovuto entrare nella nostra casa-famiglia venerdì mattina, ma ha avuto un dubbio dell’ultimo momento: spesso succede. Magari i ragazzi vogliono passare ancora qualche giorno con gli amici o partecipare a qualche festa. Sono adolescenti. E’ comprensibile. Quando succede, come nel caso di Aldair, meglio rispettarne i tempi, non forzare: in questo modo se ci sarà il loro ingresso, sarà perché lo vogliono veramente non perché l’adulto li ha convinti. La nostra metodologia, frutto di una conoscenza profonda dei ragazzi in strada, è molto flessibile: è uno dei suoi punti di forza. Rispetto assoluto dei ragazzi e dei loro tempi. Anche quando decidono di andarsene dalla casa-famiglia. Fondamentale è che vivere nella casa-famiglia sia una scelta libera. La restrizione della libertà personale emerge spesso dai racconti dei ragazzi, anche di Aldair, come un fattore negativo che li ha spinti a scappare da altre strutture: “Non ci facevano mai uscire”, “Non mi piace quando ci sono le sbarre”. Come dar loro torto. Spero di cuore che Aldair inizi a vivere nella casa-famiglia lunedì prossimo. Martìn spera di darmi la bella notizia per telefono. Sarebbe stato bello poterlo rivedere accolto in casetta prima della mia partenza, lo avevo salutato in strada dicendogli che lo aspettavo insieme agli altri ragazzi. Spero davvero possa scegliere il meglio per lui.
Auguri di cuore, caro Aldair. E’ stato un onore conoscerti ed ascoltare la tua storia e le tue riflessioni.
Il mio cuore è profondamente grato.
Alessandra