Diario dal Perù – 1
Lima, 29/07/2023
Carissimi amici,
sono finalmente tornata in Perù dopo 4 anni per visitare il nostro progetto per ragazzi di strada. E’ stata davvero una grande emozione: pensavo mi sarei sentita un po’ estranea, invece è stato come tornare a casa, sia con i luoghi che con le persone.
La nostra famiglia peruviana mi ha accolto con grande affetto: Martìn, i ragazzi, gli operatori. Sento nel profondo che i rapporti di amicizia e aiuto che abbiamo costruito in questi anni sono profondi e veri, tanto da oltrepassare ogni distanza fisica o differenza culturale. Era il nostro sogno: costruire ponti, unire le persone, tessere fili di solidarietà. Ci siamo riusciti. Ed è bello poterli vivere di nuovo in presenza anche da questa parte dell’oceano. In questi primi giorni ho vissuto tanti momenti significativi.
Mateo (10 anni) che vuole imparare l’italiano e mi chiede di continuo come si dicono le cose nella nostra lingua; Rodrigo (11 anni), suo cugino, che ha dei momenti in cui si incupisce, altri in cui litiga con Mateo anche fisicamente, ma poi è pure molto dolce e disponibile. Un piacere enorme vedere la gioia e la soddisfazione di Cesar (19) e Julio (18), che lavorano entrambi con grande impegno: il primo è stato appena assunto con contratto regolare in una cantina di vini, per pulizie e consegna merce, e sta usando i suoi guadagni per acquistare i mobili e gli elettrodomestici per la sua futura stanza in affitto; il secondo che studia per finire la scuola secondaria, ma anche per prepararsi agli esami di ammissione all’università, e nei fine settimana lavora come cameriere in un ristorante della zona. Jesùs (17), arrivato da poco, che è il più silenzioso e riservato ma di cui colgo la delicatezza nei rapporti coi più piccoli; Valentino (15), che è rientrato in ritardo dal fine settimana col padre (forse con una ricaduta nel consumo), ma che è stato riaccolto con grande sapienza e delicatezza in casa-famiglia, seguendo le indicazioni sagge di Martìn che ha raccomandato di non farlo sentire in colpa, né di dargli delle “punizioni”, ma di fare in modo che si senta il benvenuto e solo in un secondo momento riflettere con lui su ciò che gli è successo e su cosa potrebbe fare la prossima volta per evitare le tentazioni durante le uscite dalla casa-famiglia.
Le parole di Martìn mi hanno ricordato la particolarità del nostro progetto: mettere sempre al primo posto il bene del ragazzo, mai l’istituzione.
I momento più belli che sto vivendo in questi giorni sono i pasti: a seconda dei ragazzi che ho vicino, i dialoghi sono così differenti a seconda della fase e dell’età di ciascun ragazzo. Quando ho seduti vicini i più piccoli, sono pieni di curiosità sull’Italia e sulle nostre usanze (Mateo mi continua a chiedere che ora sia in Italia, perché è sorpreso dal fuso orario); quando invece ho vicino i più grandi, spaziamo tra storia, geografia e letteratura, come ieri sera quando io e Julio abbiamo raccontato la trama di Giulietta e Romeo agli altri ragazzi che non la conoscevano ancora.
Sono davvero felice di essere qui, di vivere la quotidianità coi ragazzi, che si alternerà con riunioni di coordinamento e progettazione con Martìn e gli altri operatori, ma che resta il cuore di questa mia permanenza: i ragazzi sono il centro, il loro bene è l’obiettivo.
Vi porto tutti nel cuore e in ogni mia parola, sorriso, abbraccio che rivolgerò a loro ci sarete anche voi.
Alessandra