Mi chiamo Edilberto Albitrez Suparo. Sono uno dei tre educatori che accompagnano quotidianamente (giorno e notte) i ragazzi che vivono nella casa-famiglia Rayitos de Luz. Ho 56 anni e sono sposato da 27. Ho due bravi figlioli di 23 e 24 anni, entrambi studenti e lavoratori. Sono nel progetto da oltre 10 anni! Nella casa seguo i ragazzi in ogni momento della vita quotidiana, da quando si alzano a quando vanno a dormire: nelle attività di pulizia della casa, nei pasti, nel gioco, nello studio. Soprattutto però li accompagno come un padre in ogni momento della giornata, cercando di rendere ogni situazione che vivono uno stimolo per rafforzare la loro motivazione al cambio di vita: sostengo le loro passioni, condivido i momenti difficili, armonizzo i litigi. Quando arriva un nuovo ragazzo, lo aiuto ad inserirsi nel gruppo e nella casa, mi occupo di fornirgli vestiti e materiali per l’igiene personale, seguendolo all’inizio anche nel recuperare le abitudini più semplici come quella di lavarsi.
Ho deciso di dedicarmi all’infanzia più povera ed emarginata, come i ragazzi di strada di Sinergia Por La Infancia, appena finita l’Università di Psicologia, perchè sentivo che si trattava di una fascia della popolazione con cui pochi volevano coinvolgersi, perchè nessuno ti prepara e perchè ci sono pochi soldi da investire in questi settori marginali della popolazione peruviana. Invece io mi sentivo bene nel contatto con i ragazzi in strada, mi divertivo con loro, riuscivo a stabilire con loro rapporti di amicizia che li portavano ad ascoltare i miei suggerimenti e mi permettevano davvero di aiutarli a scegliere strade nuove. Ancora oggi mi dedico ai bambini e ragazzi di strada perchè mi piace, mi dà soddisfazione. Molti ragazzi che sono già autonomi, dopo essere stati nel nostro progetto, sono rimasti in contatto con me : molti hanno già famiglia, lavorano e stanno molto bene. I ragazzi mi hanno insegnato molto con il loro particolare stile di vita. Ho capito che hanno moltissimi talenti per riuscire a sopravvivere in strada e che, se noi li aiutiamo a indirizzarli verso nuovi obiettivi, possono raggiungere mete incredibili. Mi piace passare le giornate con loro perchè instauriamo un tipo di comunicazione che per loro risulta “terapeutica”, perchè parlo molto con loro, li ascolto, ne accolgo le emozioni e li aiuto a gestirle ritrovando l’equilibrio interiore nei momenti di crisi. Ricordo in particolare un momento speciale in cui uno dei ragazzi e sua madre, che veniva poco a visitarlo in casa-famiglia e spesso solo per sgridarlo, riuscirono grazie alla mia guida a riavvicinarsi, chiedendosi reciprocamente scusa e abbracciandosi. Restò in me la sensazione di aver contribuito in qualche modo a migliorare le loro vite. Per il futuro del progetto mi auguro che possiamo estenderne il lavoro a livello comunitario e che riusciamo a potenziare le azioni di contrasto alla violenza sui minori, la causa principale, secondo me, dell’esistenza dei bambini e ragazzi di strada.
Con amicizia e gratitudine,
Edilberto