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GARANTIRE I DIRITTI FONDAMENTALI DELLA PERSONA (seconda parte)

Notizie da Lima | mercoledì 9 Agosto 2017 04:44

Lima, 8 agosto 2017

Carissimi amici,

continuerò a raccontarvi gli incontri avuti in strada con Martin, durante la giornata di martedí scorso, esempi viventi di diritti elementari negati alle persone che abbiamo incontrato.

  1. DIRITTO ALLA CASA E AL LAVORO

Con ancora il cuore stravolto dalla notizia dei due bimbi infetti da HIV, io e Martin siamo andati ad incontrare Maria, una ragazza giá maggiorenne che ha vissuto molti anni in strada e che ha chiamato Martin chiedendogli di incontrarla. Andiamo a “casa” sua. Ci riceve col sorriso e l’ironia dirompente tipiche delle persone di colore. La sua “casa”, che é poi il tema di cui voleva parlare a Martin, é una baracca (non ho foto da mostrarvi perché non ho avuto il coraggio di farle – la baracca della foto, su una delle colline desertiche di Lima, é una reggia al confronto): quattro pali inchiodati fanno da supporto a pareti variopinte di teli di plastica e coperte riciclate. E’ uno spazio di non piú di 6 metri quadrati, suddiviso in due da un telone per separare il letto dallo spazio-cucina…che non esiste ancora! Nel senso che questa baracca non ha luce (Maria ridendo ci mostra la pila a batterie che usa di sera per illuminare il posto), né acqua corrente, né fognature. Nulla che noi considereremmo indispensabile per definirla casa. Eppure Maria ci racconta contenta che la sorella, litigando coi vicini, é riuscita a concederle l’uso di questo angolo di terreno dove sorgono altre case umili, che Maria ha ripulito da sola dalle immondizie, perché veniva usato appunto come immondezzaio. Dice che si sente bene, che almeno non deve piú mendicare un posto dai parenti, che lo sente suo.

Il problema per il quale vorrebbe l’aiuto di Martin é la ricerca di un lavoro, di qualunque tipo, per poter risparmiare qualcosa con cui comprare un fornello per prepararsi da sola i pasti con quello che i venditori ambulanti, dove a volte lavora, le regalano di scarto. Martin, che la conosce da tempo, si offre di sistemargli un filo elettrico, attaccandosi a quello dei parenti, se lei riesce a recuperare il filo e la presa (Martin sempre attento a rispettare la dignitá delle persone che aiutiamo, coinvolgendole in prima persona, ed evitando gesti di puro assistenzialismo). Maria dice che per pochi soldi puó comprarli in un mercato all’aperto che conosco anche io dove si vendono oggetti di seconda mano raccolti dai “cachineros” (ricercatori di rifiuti), durante la notte, nei quartieri ricchi…un lavoro diffuso tra le famiglie che vivono in strada…che dá loro una miseria (pochi euro al giorno) per non morire di fame. Poi Martin le dice che a casa sua ha un fornelletto a due fuochi che potrebbe regalarle: lei dovrebbe comprarsi la bombola del gas. Maria chiede a Martin se ha qualche contatto per trovarle un lavoro: lui proverá a chiedere al papá di uno dei ragazzi che ha vissuto con noi in casa-famiglia se c’é un posto presso il cimitero dove lui lavora, situato a pochi isolati dalla casa di Maria. Lei é contentissima anche del solo interessamento di Martin. Poi Maria ci invita a conoscere la figlia, che ha appena avuto una bambina, un frugoletto di poche settimane che sorride dalla culla: quando avrá il fornello e la luce, sua figlia e la bimba potranno venire a vivere con lei anziché restare ospiti dei parenti nella casa attigua, piuttosto umile ma almeno in muratura. Ci accompagnano alla porta per salutarci e, mentre saliamo sul pulmino, scherziamo e ridiamo su uno dei cagnolini che Maria ha dato a Martin qualche mese fa e che ora vive a casa di Martin: é cieco e morde ogni cosa. Si ride di gusto. Mi stupisce sempre come gente cosí povera possa avere questa capacitá di affrontare la vita con allegria.

A volte penso che incontrare queste persone sia un privilegio per noi dei paesi benestanti, perché ci ricordano che si puó vivere con il sorriso anche con pochi mezzi materiali. La gioia di vivere non dipende dalla ricchezza materiale.

Vi abbraccio,

Alessandra