L’imprevedibilità degli incontri
Carissimi amici,
L’inizio del mio viaggio in Perú é stato all’insegna di una bellissima coincidenza. All’aeroporto di Venezia ho incontrato Jenny, la mia carissima amica peruviana che nel 2002-2003, per prima, mi fece conoscere e amare i ragazzi di strada. Mi sono emozionata tanto, quasi come quando la conobbi. Anche l’arrivo in casa-famiglia, la mattina del 22, é stato accompagnato da belle coincidenze, che mi confermano come il flusso della vita, soprattutto in questi paesi piú giovani della nostra Europa, sia piú fluido e dinamico. Avevamo gia imboccato con Martin la parte finale della strada asfaltata che sale al paesino di Pachacamac, quando un ragazzo (Alexander) chiama Martin dicendogli che sta portando un ragazzino piú piccolo di 11 anni (Yerson) a conoscere la casa-famiglia. Martin allora decide di tornare indietro fino all’incrocio per farli salire sul pulmino. Sono in tre. Due ragazzi maggiorenni e Yerson. Quest’ultimo minuto e timido, gli altri due piú alti e piú disinibiti. Il percorso verso la casa-famiglia diventa occasione per Martin di ricordare ai ragazzi piú grandi le regole di visita del progetto, anche perché conoscono alcuni dei ragazzi che vivono con noi ed é importante evitare che li inquietino con notizie dalla strada: uno consegna a Martin anche la latta con il terokal, la colla da scarpe che i ragazzi sniffano per stordirsi. Martin mi chiede di metterla nella mia borsa perché non ha lo zaino a portata di mano, cosí entro in casa-famiglia portando io proprio quella sostanza che i ragazzi faticano tanto a “dimenticare”, ironia del destino.
L’arrivo per me in casetta é stato come sempre emozionante: la sensazione di arrivare a casa. Il portone di ingresso é stato ridipinto di verde con una fascia scura nella parte piú bassa per evitare che si sporchi subito. I ragazzi hanno sentito il motore del pulmino e sono usciti di corsa a salutarci: affettuosissimi come sempre. Il primo pranzo di sabato é stato bellissimo: eravamo piú di 15 persone tra ragazzi, residenti e in visita, ed operatori. Chiacchiere, risate a non finire, con alcuni momenti anche di notizie riportate sommessamente dalla strada che mi hanno ricordato la durezza della loro vita: Alexander informa Martin che é morto uno dei ragazzi che lui conosceva e si intristisce. L’altro ragazzo maggiorenne mi ricorda che la strada non riesce a rovinare del tutto la loro vitalitá e gioia di vivere, per fortuna, perché mi fa un bellissimo complimento cogliendo in profonditá una delle mie caratteristiche. Guardandomi con intensitá mi dice: “Sei una persona felice, sorridi tanto”. Stupita, arrossisco e ringrazio. L’ho sentito sincero e mi é sembrata preziosa questa frase dolce e delicata in un ragazzo che conduce una vita, per certi aspetti, cosí brutale.
Una delle sorprese piú belle di sabato é stato ritrovare in casa-famiglia Jesús, uno dei ragazzi che c’erano a dicembre e che poi era uscito, stando prima in strada e poi con i suoi familiari, seguito a distanza dai nostri operatori con visite regolari. Venerdí mattina, il giorno del mio arrivo, Martin lo ha incontrato sulla porta della casa-famiglia: ha avuto problemi in famiglia, con la madre, e anziché andare per strada, come fanno spesso i ragazzi per fuggire dai problemi domestici, é venuto direttamente da noi. Uno splendido segnale di come i processi di cambiamento agiscano nei ragazzi grazie all’affetto e alle relazioni che gli operatori di Sinergia Por La Infancia riescono ad instaurare con loro. Per Jesús, che ha alle spalle una difficile storia di problemi familiari, ingressi e uscite multiple da centri di accoglienza, fino ad arrivare ad un abuso sessuale, é un passo in avanti importante, un segno di chiara maturazione l’aver deciso di non andare in strada, ma di venire a chiedere aiuto e ospitalitá al nostro progetto; per noi é la conferma che riusciamo davvero ad instaurare un legame di fiducia e affetto coi ragazzi che arrivano nella casa-famiglia. Sono davvero felice di rivedere gli occhioni neri di Jesús girare, vivaci e ribelli, nella casa-famiglia, anche se é faticosissimo gestire tanti aspetti del suo comportamento: sfide continue per richiamare l’attenzione e l’affetto dell’adulto.
Ieri mattina, domenica 23, abbiamo accompagnato Naldo ad un provino di calcio. I ragazzi che attualmente vivono in casa-famiglia sono infatti tutti estremamente amanti del calcio e dello sport in generale: sabato hanno giocato tre partire di calcio! Altro imprevisto della giornata ha fatto sí che arrivare al campo di calcio del provino diventasse una “divertente” odissea: si é rotta la cinghia del motore del povero e, ormai vecchio, pulmino, che abbiamo dovuto lasciare dal meccanico. Avvisata da Martin, sono dunque partita io con Naldo e alcuni dei ragazzi per raggiungerlo nel punto in cui gli si era fermato il mezzo: abbiamo preso due mototaxi, trabiccoli cosí instabili che ogni volta che ci salgo sopra mi chiedo se arriveremo sani a destinazione…invece ogni volta va bene…anche al ritorno, quando ne abbiamo incontrato solo uno sulla strada sterrata e polverosa, e il conducente ci ha permesso di salire in 9 su un mezzo che potrebbe portare solo 3 persone. I ragazzi si sono divertiti tantissimo perché sono saliti sulla parte posteriore esterna: per loro é stato come andare in giostra; per me c’era l’ansia di non vederne cadere giú qualcuno dal finestrino. Con Martin c’era Yerson, il ragazzino che era venuto in visita alla casa-famiglia il giorno prima e che aveva chiesto di poterci venire a vivere. Sono felice che un altro ragazzo possa avere la possibilitá di godere dello spazio amorevole della nostra casa-famiglia.
Oggi, lunedí, ci sará una riunione dei ragazzi e degli operatori per decidere la permanenza di Jesús e Yerson nella casa-famiglia: si tratta di una modalitá per coinvolgere i ragazzi stessi nella presa di decisioni importanti per la vita della casa-famiglia e per renderli tutti piú consapevoli del loro comportamente all’interno della casa. Per un adolescente é piú efficace sentirsi dire le cose dai suoi stessi compagni piuttosto che dagli adulti. Quando dunque un ragazzo chiede di entrare o rientrare, come é il caso di Jesús, in casa-famiglia, c’é sempre questo momento in cui i ragazzi chiedono formalmente davanti agli abitanti della casa di essere accolti e i ragazzi ed operatori che giá ci vivono esprimono le loro opinioni. Ovviamente gli adulti hanno sempre un ruolo di guida nei confronti dei ragazzi che tenderebbero se no ad essere troppo severi nei confronti dei loro coetanei, anche per mancanza a volte di obiettivitá.
Io spero vivamente che oggi pomeriggio la nostra famiglia di Rayitos de Luz decida di accogliere di nuovo a braccia aperte Jesús e Yerson. I ragazzi che vivono in casetta diventerebbero nove ! Un bel gruppone, non facile da gestire per gli operatori, perché le esigenze e carenze di ciascuno di loro sono tante e in piú sono tutti nella fase ribelle dell’adolescenza: un mix davvero esplosivo, come scoppiettante é stata la cena di ieri sera, dove si sono alternati piccoli litigi, prese in giro, ma anche conversazioni piú serie…ovviamente io ho dovuto insegnare le prime frasi in italiano.
Vi abbraccio tutti forte, portandovi ognuno nel cuore ogni volta che parlo, gioco, scherzo con i ragazzi della casa-famiglia o in strada.
Alessandra.