JESUS: ANGELO SENZA ALI
Ieri sera a cena eravamo solo io, Jesús (12 anni) e Martin. Jesús non é andato al cinema con gli altri ragazzi perché negli ultimi giorni non si é comportato bene. Ha un modo di fare molto ribelle. Mette alla prova la pazienza di adulti e ragazzi. Ti sfida continuamente. Se gli neghi qualcosa perché non é il momento o perché te lo ha chiesto in un brutto modo, si arrabbia tantissimo e comincia a gridare o ti risponde male e se ne va infastidito. Se uno lo vedesse senza chiedersi il perché di tale condotta, potrebbe concludere che si tratta di un ragazzino molto maleducato. Non é cosí. Molti dei ragazzi che accogliamo nella casa-famiglia si comportano cosí. E’ la conseguenza di tante, troppe carenze accumulate negli anni, soprattutto di tipo affettivo, di stili di comportamento e relazionali appresi in contesti problematici (la famiglia, il quartiere, altri centri di accoglienza). Accompagnarlo nel processo di recupero della sua stabilitá emotiva e nel suo percorso di crescita é davvero difficile: esige tantissime energie, pazienza e strategie adeguate. Faccio i complimenti a Martin e agli altri operatori che con tanta pazienza lo seguono senza mai cedere né all’aggressivitá né alla condiscendenza.
La storia di Jesús é difficile. Non ha mai conosciuto il padre e la madre ha tendenze depressive ed autolesionistiche a causa degli stenti. Jesús con il fratello piú grande ha vissuto fin da piccolo in un’altra casa-famiglia, dove proprio ieri ho saputo da Martin che ha purtroppo subito un abuso sessuale da parte di un educatore. Cosa davvero indegna che qualcuno incaricato di dare protezione e aiuto a un bambino, abusi della sua intimitá creando traumi a volte irreversibili. Poi nell’ultimo anno é scappato dalla casa-famiglia, in cui evidentemente non si sentiva piú protetto, ed ha vissuto per strada, dove ha cominciato a fare uso della colla da scarpe come droga. A volte nella nostra casetta ti sfida dicendo che vuole chiedere il ritiro dal progetto, poi invece ti guarda con quegli occhioni neri che ti rapiscono il cuore, come perle scure, e ti dice: “No, scherzo. Perché me ne dovrei andare? Per tornare in strada a perdermi nel consumo della colla? Non voglio. Voglio migliorare”. Frasi come queste dette, direttamente e spontaneamente, dai nostri beneficiari sono la testimonianza piú bella dell’opportunitá di una vita migliore che offriamo ai nostri ragazzi, nella casa-famiglia e in strada. Come sempre, non c’é la certeza che Jesús rimanga per un periodo lungo nel progetto, sufficiente ad farlo uscire completamente dalle dinamiche della vita di strada, ma tutti lo speriamo e lo accompagniamo al meglio delle nostre possibilitá e dell’esperienza sviluppata nel contatto con tanti ragazzi che abbiamo accolto in questi anni nel progetto.
Ieri é andato dallo psichiatra, insieme alla madre e alle nostre psicologa e assistente sociale. Il secondo che il progetto consulta, perché il primo non ha neppure parlato con lui, ma gli ha dato subito una cura di antidepressivi e ansiolitici. Allora a cena, nel contesto intimo che si é creato tra lui, me e Martin, quest’ultimo gli ha chiesto come fosse andata e che cosa gli avesse detto lo psichiatra. E’ scoppiato in lacrime, singhiozzando come un bimbo piccolo, e ha risposto: “Mi ha detto che sono un ragazzino speciale”…qui in Perú questa espressione viene spesso utilizzata per indicare le persone con handicap, quindi Jesús deve averle intese in quel senso, sentendosi un ragazzino problematico. Martin peró, con tutta la dolcezza e l’abilitá nel trattare con i ragazzi che lo contraddistingue da sempre, gli ha risposto che non c’era niente di male se il dottore gli aveva detto cosí, perché anche Messi, uno dei calciatori piú bravi al mondo, viene spesso considerato e definito “speciale”. Jesús si é tranquillizzato e speriamo che abbia capito che il suo essere speciale non deve essere necessariamente inteso in modo negativo.
Qui in casetta, ho assistito a tanti momenti in cui si comporta male, ma anche tanti altri in cui dá il meglio di sé. Sabato per l’ultimo dell’anno ha aiutato tutta la mattinata in cucina per preparare il cenone a base di tacchino. Era concentrato e motivato. Questi momenti positivi, confermano che in lui ci sono ancora molti aspetti sani su cui far leva per innescare il recupero di un equilibrio perduto a causa di ristrettezze ed esperienze difficili e negative. Il progetto cerca sempre di far leva sugli aspetti positivi e sulle abilitá di ciascun ragazzo: fin dall’inizio abbiamo deciso di puntare sul positivo, mai sul negativo, sul quale si lavora con la nostra guida, ma senza mai giudicare incorreggibili i ragazzi.
Che il sorriso e gli occhi luminosi di Jesús Vi accompagnino con tutto il loro splendore dandovi la speranza che ogni essere umano puó sempre cambiare la propria vita!
Un abbraccio,
Alessandra