• Aggiornamenti costanti sulle attività e gli eventi dell'associazione

JESUS: ANGELO SENZA ALI

Senza categoria | martedì 10 Gennaio 2017 12:23

dscn4733Ieri sera a cena eravamo solo io, Jesús (12 anni) e Martin. Jesús non é andato al cinema con gli altri ragazzi perché negli ultimi giorni non si é comportato bene. Ha un modo di fare molto ribelle. Mette alla prova la pazienza di adulti e ragazzi. Ti sfida continuamente. Se gli neghi qualcosa perché non é il momento o perché te lo ha chiesto in un brutto modo, si arrabbia tantissimo e comincia a gridare o ti risponde male e se ne va infastidito. Se uno lo vedesse senza chiedersi il perché di tale condotta, potrebbe concludere che si tratta di un ragazzino molto maleducato. Non é cosí. Molti dei ragazzi che accogliamo nella casa-famiglia si comportano cosí. E’ la conseguenza di tante, troppe carenze accumulate negli anni, soprattutto di tipo affettivo, di stili di comportamento e relazionali appresi in contesti problematici (la famiglia, il quartiere, altri centri di accoglienza). Accompagnarlo nel processo di recupero della sua stabilitá emotiva e nel suo percorso di crescita é davvero difficile: esige tantissime energie, pazienza e strategie adeguate. Faccio i complimenti a Martin e agli altri operatori che con tanta pazienza lo seguono senza mai cedere né all’aggressivitá né alla condiscendenza.

La storia di Jesús é difficile. Non ha mai conosciuto il padre e la madre ha tendenze depressive ed autolesionistiche a causa degli stenti. Jesús con il fratello piú grande ha vissuto fin da piccolo in un’altra casa-famiglia, dove proprio ieri ho saputo da Martin che ha purtroppo subito un abuso sessuale da parte di un educatore. Cosa davvero indegna che qualcuno incaricato di dare protezione e aiuto a un bambino, abusi della sua intimitá creando traumi a volte irreversibili. Poi nell’ultimo anno é scappato dalla casa-famiglia, in cui evidentemente non si sentiva piú protetto, ed ha vissuto per strada, dove ha cominciato a fare uso della colla da scarpe come droga. A volte nella nostra casetta ti sfida dicendo che vuole chiedere il ritiro dal progetto, poi invece ti guarda con quegli occhioni neri che ti rapiscono il cuore, come perle scure, e ti dice: “No, scherzo. Perché me ne dovrei andare? Per tornare in strada a perdermi nel consumo della colla? Non voglio. Voglio migliorare”. Frasi come queste dette, direttamente e spontaneamente, dai nostri beneficiari sono la testimonianza piú bella dell’opportunitá di una vita migliore che offriamo ai nostri ragazzi, nella casa-famiglia e in strada. Come sempre, non c’é la certeza che Jesús rimanga per un periodo lungo nel progetto, sufficiente ad farlo uscire completamente dalle dinamiche della vita di strada, ma tutti lo speriamo e lo accompagniamo al meglio delle nostre possibilitá e dell’esperienza sviluppata nel contatto con tanti ragazzi che abbiamo accolto in questi anni nel progetto. Continua >

Un giorno in strada…

Notizie da Lima | lunedì 2 Gennaio 2017 12:14

5339617439_0829bfd9a6_oCome giá sapete, passare una giornata in strada con il nostro educatore Martin corrisponde ad una immersione totale nel nostro progetto e un contatto molto significativo con i nostri beneficiari.

Martedí 27 é stata una giornata per me davvero speciale, con tante emozioni. Abbiamo iniziato con un laboratorio nel preventivo de menores (centro di accoglienza per minori non accompagnati) di Zarumilla, dove vengono ospitati bambini dai 6 ai 10 anni circa. Io mi aspettavo degli adolescenti, invece mi sono trovata davanti dei piccoli angioletti! Giá in quel primo momento il mio cuore si é commosso. Sono “rinchiusi” mentre aspettano di essere affidati a una casa di accoglienza o di ritornare nelle proprie famiglie, da cui sono scappati o da cui li ha tolti lo Stato stesso per problemi di violenza o mancanza di un’adeguata cura da parte dei familiari. Purtroppo, come mi spiegava con atteggiamento critico Martin, li tolgono dalla famiglia o dalla strada per metterli in un centro inadeguato come questo, dove per legge non dovrebbero stare per piú di 72 ore, mentre ci restano anche per settimane o mesi. E’ un luogo con grate, da cui i bambini non escono praticamente mai: quindi la sensazione é proprio quella del carcere. In piú sono centri gestiti dalla polizia, quindi sono sotto la tutela delle forze dell’ordine che non sempre li trattano con dolcezza e delicatezza come si dovrebbe fare con bambini che hanno subito il trauma di essere portati via dalle loro famiglie. Continua >