“Baleni” da Lima
Carissimi sinergici,
Giorni più ordinari e tranquilli sono seguiti a quelli della prima settimana, complici il mio recente arrivo e la voglia di mostrare a Maria il più possibile del nostro progetto. Come immaginerete infatti la quotidianità del progetto, come quella di qualunque essere umano e famiglia, è fatta di semplicità e routines, fra le quali si aprono però baleni di gioia che ci ricordano che vale la pena vivere e condividere con gli altri. Stasera, vorrei regalarvi proprio alcuni di questi baleni che la vita ha voluto regalarmi tra le pieghe di giornate a volte anche molto faticose.
Jesùs che mi porta in ufficio una fotocopia e mi dice con un sorriso enorme: “Questo è il mio certificato di nascita, Martin me ne ha fatta una copia!”. Poi Martin mi fa vedere anche il certificato di studio in cui si vede che Jesùs si è fermato alla terza elementare nel 2008, ma in seconda e terza aveva tutte A, cioè il massimo dei voti. Mi ricordo delle tante volte che vi ho parlato in Italia dei problemi legati ai documenti e all’identità legale di molti dei nostri ragazzi: è proprio un esempio di come qualcosa per noi scontata non lo sia per loro. Allora chiedo a Jesùs di fargli una foto insieme al suo certificato di nascita e poi gli chiedo perché sia per lui così importante. Risposta: “Perché con questo potrò cercare mia madre che non ho mai conosciuto”. È vero, Martin mi aveva accennato al fatto che Jesùs è cresciuto col padre senza mai conoscere la madre.
Martin con i ragazzi che lo attorniano come dei pulcini per aiutarlo a coprire il pollaio con dei teli pubblicitari riciclati, perché le galline se no avrebbero freddo. Martin, instancabile; i ragazzi, chiassosi e gioiosi. Mancano i chiodi per attaccare bene i teli: li cerchiamo ridendo in mezzo alla terra, perchè sappiamo che potremmo trovarne qualcuno di vecchio che ci era caduto in precedenti occasioni. Ne trovo uno anche io tutta soddisfatta. Ad un certo punto la scala è troppo corta per riuscire ad appoggiarsi sul palo del tetto: Martin ha la pessima idea, secondo me, di farla sostenere solo dai ragazzi finchè lui ci si arrampica sopra. I ragazzi scherzano, io ogni tanto ricordo a loro di fare attenzione scherzando sul fatto che se si ammazza Martin dobbiamo chiudere baracca! Loro ridono e intanto mi raccontano piccoli momenti delle loro vite. Jesùs la mattina ha letto un racconto che cerca di riassumermi con estrema difficoltà, ma che gli è piaciuto molto: un ladro e una bibliotecaria che si innamorano durante una tentata rapina. Edilberto, l’educatore, mi conferma che Jesùs nonostante siano cinque anni che ha interrotto la scuola, è molto sveglio e capace.
Anthony che ha fatto una buonissima torta al cioccolato al corso di pasticceria e, in base ai nostri suggerimenti per evitare che gestisca male la vendita delle fette al di fuori della casa, l’ha portata per venderla a noi, internamente. Io gliene compro una, Martin addirittura quattro, l’insegnante del recupero scolastico tre…e lui che fa? Abituato da sempre ad “elemosinare”, chiede all’insegnante se gliene compra una per lui! Quando capisco che la fetta che mangia gliel’ha comprata l’insegnante su sua richiesta, non so se arrabbiarmi o ridere: solo lui poteva inventarsi qualcosa del genere. Gli suggerisco la prossima volta di evitare di elemosinare da qualcun altro l’acquisto di qualcosa che lui stesso ha prodotto e che dovrebbe invece vendere a terzi, non farsela comprare per poi mangiarsela lui! Anche all’insegnante però bisognerebbe dare ripetizioni su come gestire le richieste speciali da parte di Anthony!
Angel che, anche se sta vivendo temporaneamente a casa sua, oggi è venuto alla casa per farsi aiutare con i compiti di matematica da Martin per poi fermarsi a dormire in casa da noi per esser più vicino alla scuola: da casa sua infatti per venire alla scuola alla quale è iscritto ci vuole circa un’ora e mezza e deve alzarsi molto presto per arrivare in tempo per l’inizio delle lezioni. Mi emoziona pensare che, nonostante la fase di pre-reinserimento familiare, lui si senta libero di chiedere di venire a studiare e dormire a casa nostra: vuol dire che la sente veramente casa sua. Era uno degli obiettivi che ci eravamo posti fin dall’inizio con Martin: creare una casa che non fosse un istituto, ma una famiglia, in cui i ragazzi si sentissero veramente a casa e sempre accolti. Sono felice che ci siamo riusciti e che quasi tutti coloro che passano da qui, ragazzi o adulti, ci dicano che ci si sente bene, accolti e a proprio agio. Angel mi ha abbracciato parecchie volte, confermandomi che anche lui ha sentito la mia mancanza: gli dico che lo vedo con un’espressione da giovane più che da ragazzo e lui se lo fa ripetere compiaciuto. Non è però un complimento da parte mia, ma la costatazione che è davvero cresciuto e che in volto si riflette la sua maggiore maturità.
Victor che ieri sera guardava in solitaria la televisione, con a fianco la Nieve che ciondolava la testa semiaddormentata: è la nostra gatta, quella che l’anno scorso ha sfornato otto gattini che ci hanno fatto impazzire, insieme alle due cagnoline raccolte da Martin in stato di abbandono davanti al portone della nostra casa. Ricordo che l’anno scorso era quasi impossibile fare le riunioni, perché ogni due secondi avevi uno o due gattini che ti si arrampicavano sulle gambe…belli, ma anche difficili da gestire. I ragazzi hanno un bel rapporto con Nieve, giocano con lei che risponde facendo finta di “azzannarli”, ma si vede che gioca perché non tira fuori per niente le unghie. Guardo con tenerezza Victor e Nieve e poco dopo Jesùs mi chiama per farmi vedere dalla finestra altri quattro gatti che hanno l’abitudine di entrare nel nostro giardino solo di sera, per cercare da mangiare…allora faccio la battuta: “Spero che sappiano che non li abbiamo adottati!”.
Infine Josè Luis che stasera ha voluto vedere tutte le foto che avevo sulla mia macchinetta fotografica, con la testa appoggiata sulla mia spalla: continuava a farmi domande stupito soprattutto dai luoghi che vedeva e dai volti delle persone che man mano comparivano…i miei famigliari, i miei alunni e TUTTI VOI, veramente tutti, perché c’erano le foto delle attività di Sinergia dalla lotteria di novembre in poi, così ho avuto l’occasione di spiegargli come raccogliamo i fondi per il progetto e di mostrargli i volti di molti di voi. Mi ha ascoltato con attenzione e mi ha anche fatto delle domande sulle nostre attività italiane per loro.
Vedete che non è retorica quando vi dico che siete tutti qui con me?
Vi abbraccio,
Ale