Primi giorni in Perù
Carissimi amici,
Anche se stanca voglio raccontarvi di questi ultimi giorni, proprio allo scopo di condividere con voi tutto quello che sto vivendo qui e che sapete essere possibile solo perché ci siete anche voi ad aiutarmi.
Domenica è stata una giornata più tranquilla, anche perché nel pomeriggio mi stanno venendo dei colpi di sonno notevoli causa fuso orario che faccio ancora fatica a smaltire (continuo a svegliarmi alle 4 della mattina, non c’è rimedio!). La mattina io e Martin siamo andati a vedere la partita di calcio di Josè Luis, uno dei nostri ragazzi, che sta partecipando ad un torneo della sua scuola-calcio. Cielo grigio, grigio e allenatore un po’ fiacco, così anche i ragazzi erano un po’ sotto tono, hanno pure perso, ma comunque è stato bello accompagnare Josè in questa attività, dove altrimenti si sarebbe sentito solo, visto che tutti gli altri ragazzi vengono accompagnati da almeno un genitore: in questi mesi Martin è andato quasi sempre alle partite, proprio come un papà o un fratello maggiore Questo è uno di quei piccoli dettagli che fanno la differenza tra il nostro progetto, che vuole far sentire i ragazzi parte di una famiglia, e altri che funzionano come istituti in cui i ragazzi non vengono seguiti a tu per tu come se fossero dei figli.
Nel pomeriggio ho riposato per prepararmi alla sveglia del giorno dopo, in cui io e Martin siamo andate a prendere in aeroporto Maria e la sua amica. Erano più pimpanti di me e Martin: le abbiamo trovate nella sala d’aspetto mentre erano tutte indaffarate a riorganizzare le valigie che contenevano le medicine, le nutelle, i colori e altre cose per i nostri ragazzi: che tenerezza! Stavo per abbracciare Maria e giustamente lei mi ha detto: “Eh, no..prima Martin!”. E come darle torto dopo così tanti anni che aspetta di conoscerlo di persona. Le abbiamo accompagnate all’hotel dove staranno fino a domani mattina, in centro a Lima, in mezzo al traffico dell’ora di punta delle 8: hanno proprio ricevuto il battesimo di fuoco del traffico di Lima: ad un certo punto siamo rimasti fermi causa intasamento dovuto ad incidente. Meno male che alla fine non ho deciso di andare da sola a prenderle col pulmino: avrei avuto difficoltà dopo 10 mesi di assenza da questa città pazza a guidare fino in centro…qui o ti butti come un kamikaze o rimani fermo dove sei senza speranze.
Lunedì mattina ho fatto la turista con Maria e Renata, che sono state contentissime di vedere tutte le principali attrazioni religiose e non del centro di Lima. Ci sono toccate pure le catacombe! Nel pomeriggio lunga riunione di coordinamento con Martin, importantissima per capire in cosa posso sollevarlo finché sono qui (mi ha incaricato come immaginavo di tutto l’aspetto finanziario, dal pagamento degli stipendi fino alle somme che servono per gestire la vita quotidiana della casa-famiglia e del lavoro di strada: spero di ricordarmi ancora bene cosa e come gestire il tutto!) e per fissarci un calendario di massima delle cose da fare insieme, come andare avanti con la guida metodologica del progetto, scrivere i manuali di funzioni delle varie figure di progetto, sistemare la documentazione che Martin non ha avuto tempo di organizzare con ordine e tante altre cose con cui non voglio rischiare di annoiarvi.
Stamattina, di nuovo sveglia presto perché alle 8 dovevamo essere in casa-famiglia per il primo giorno di lavoro di Fran che sarà il nuovo assistente sociale: ragazzo giovane, all’ultimo anno di università, ma molto sveglio e acuto. Mattinata di coordinazione con Fran in cui ho preso appunti per il manuale di funzioni dell’assistente sociale e sono intervenuta per puntualizzare o aggiungere informazioni in base ai ricordi che avevo dall’anno scorso, perché di solito mi occupavo io dell’inserimento delle nuove figure. Sapeste quanti dettagli e quante informazioni ci sono da dare!
Nel frattempo i ragazzi stavano svolgendo il laboratorio di oggettistica, e sono entrata in certi momenti per condividere con loro e per fare delle foto. Stanno facendo dei copricuscini con una tecnica strana, in cui si usa prima il pirografo, poi la pittura per tessuti. Ai ragazzi piace molto, con risultati soddisfacenti. Kervin è stato invece in camera sua a fare i compiti.
Verso le 10.30 siamo andati a Lurin, il paese vicino a Pachacamac, per mostrare a Fran la scuola professionale che frequentano alcuni dei nostri ragazzi, il laboratorio di pasticceria di cui ora è unico responsabile Victor (è stato emozionante vederlo uscire con berretto da pasticcere per salutarci!), il mercato dove facciamo la spesa all’ingrosso degli alimenti…per arrivarci ho guidato io, così pian piano riprendo confidenza con il pulmino a dodici posti. Ci sono interruzioni su tutta la strada, sicché via con le deviazioni in mezzo ai campi piene di buche.
Al mercato, come ormai so bene, ci abbiamo messo almeno due ore per fare la spesa, tra richieste dei prodotti, attesa perché li preparino, compilazione con vari errori delle fatture e degli scontrini, caricamento del bastimento di viveri (50 chili di riso per tre settimana, 25 di zucchero, vari chili di legumi assortiti, ecc. Ecc.) e prodotti per pulizie ed igiene personale sul nostro mezzo…tutti e tre eravamo stanchi (quanta pazienza!).
Avremmo dovuto andare anche a Pachacamac ma, vista l’ora e la stanchezza, abbiamo preferito ritornare alla casa per pranzare con i ragazzi: minestra, riso arricchito con soia (arrivato come donazione da un altra associazione nordamericana), fagioli, insalata di cipolle e ravanelli (che abbinamenti!) e una bisteccona di fegato. Mangiano davvero come giganti i nostri ragazzoni. Il pranzo è stato pieno di tante chiacchiere, battute e risate, con Jonatha che mi dà il tormento perché gli insegni l’italiano, ma le uniche parole che si ricordano sono quelle che Francesco (mannaggia a te!) gli ha insegnato per prenderlo in giro: “Porco due”. Jesùs che ha voluto mettersi nella minestra quintali di peperoncino e poi non voleva più mangiarla: alla fine si è sforzato ed aveva quasi le lacrime agli occhi.
Nel pomeriggio è venuta a trovarci Rosa, la nostra cuoca, che da vari mesi è in malattia a causa di una malattia non bene precisata alle arterie: mi ha fatto pena per la magrezza il gonfiore alle guance dovuto al cortisone. Temeva che non le rinnovassimo il contratto che le scade a fine mese e quando ha capito che io e Martin non ci saremmo mai permessi di toglierle il lavoro in questo momento difficile, nonostante i maggiori costi per il progetto, lei si è quasi commossa e ha continuato a ringraziarci. Io e Martin, sempre in pieno accordo con il direttivo italiano, abbiamo sempre voluto rispettare fino in fondo i diritti sindacali dei nostri operatori e abbiamo sempre cercato che il sentirsi come in famiglia non valesse solo per i ragazzi ma per ogni persona che entrasse nel progetto, a qualunque titolo (lavoratore, volontario, visitante). È un altro aspetto di cui io e Martin, ma sono sicura anche voi, siamo estremamente orgogliosi.
Poi ho assistito a tutte le piccole coordinazioni che Martin stava facendo in contemporanea con i vari operatori prima di ritirarsi dalla casa…prima me ne occupavo io e mi sono ricordata di quanto tempo fosse necessario dedicarci per dare davvero un accompagnamento constante e personalizzato ad ognuno dei ragazzi: in ufficio (il nostro piccolissimo ufficio di 4X4 metri) c’eravamo in contemporanea io, Martin, Silvia la psicologa, Nilo, uno dei nostri educatori di casa, e Freddy, educatore di strada, che oggi si dedicava a passare le spese al computer. Non so come facciamo a coordinare tante cose in condizioni così precarie: lo spazio fisico è davvero ridotto e i mezzi a disposizione sono davvero essenziali, eppure vi assicuro che il lavoro è di qualità, basta vedere i cronogrammi, i pro-memoria e altri quadri che tappezzano le pareti di legno della casetta-ufficio. Bravi, bravissimi tutti! Sono orgogliosa delle capacità di coordinamento di Martin, che sa dosare fermezza e persuasione, e dell’impegno degli altri operatori che si danno da fare anche in mansioni che a volte non corrisponderebbero esattamente alla loro funzione ma che bisogna svolgere per garantire appunto un buon servizio ai ragazzi: oggi per esempio la psicologa ha accompagnato Anthony ad iscriversi al nuovo corso di panificazione, ha ottenuto anche l’esonero dal pagamento della piccola retta, ha coordinato tutti gli aspetti relativi ai materiali…funzioni dell’assistente sociale che fino ad oggi non c’era e quindi bisognava in qualche modo svolgere.
Abbiamo lasciato i ragazzi mentre lavoravano nell’orto con Braulia, la signora che ci aiuta a far crescere quel poco che riusciamo: la verdura che cresce sempre in quantità è la rapa rossa! Con le altre abbiamo molte più difficoltà!
Ultima azione del giorno: ricerca dell’alberghetto a Pachacamac dove staremo per tre notti io, Maria e la sua amica Renata, così potranno conoscere meglio i ragazzi e il progetto. Staremo in uno che aveva trovato anni fa la nostra Paola, a cui avevo appunto dato questo incarico in previsione di persone che sarebbero venute dall’Italia: speriamo di dormire perché in giardino ci sono tanti tipi di animali, dal pavone ai pappagalli…quello che mi preoccupa di più è il gallo che spero tanto non continui a svegliarmi alle quattro di mattina!
Bene, carissimi, per chi non è caduto prima stremato dalla lunga lettura, vi mando un fortissimo abbraccio lasciandovi con l’indovinello di Jesùs: “Quanti uomini sono arrivati su Marte?”
Baci,
Ale