Ragazzi di Lima senza diritti
Alessandra si tiene periodicamente in contatto telefonico con i nostri ragazzi e questi sono gli ultimi avvenimenti successi.
Carissimi amici,
con il desiderio profondo di mantenervi informati e rendervi direttamente partecipi del nostro progetto di Lima, in Perù, vorrei raccontarvi di un episodio successo a settembre e che dimostra in modo diretto come stiamo agendo anche sul piano della difesa dei diritti dei ragazzi di strada, arrivando ad intraprendere azioni legali di denuncia verso enti pubblici, come sta avvenendo in questi giorni.
Tra le attività degli educatori di strada ci sono anche laboratori di braccialetti che realizziamo all’interno del preventivo de menores di San Juan de Miraflores, cioè un centro di detenzione preventiva in cui finiscono i minorenni che vengono trovati in stato di abbandono per strada, in teoria allo scopo di rimetterli in contatto con le famiglie o di inserirli in una struttura di accoglienza, di fatto invece con il risultato di trattenere i ragazzi, a volte anche per tempo molto lunghi, in una struttura che è del tutto simile ad un carcere e che non offre quasi nessun tipo di attività per i ragazzi, costretti tra l’altro in spazi angusti e inadatti (i letti sono delle gettate di cemento).
Lo scopo della nostra presenza all’interno del preventivo sono molteplici:
- offrire ai ragazzi un’attività costruttiva e ludica, come quella di realizzare braccialetti in filo di cotone o di lana;
- monitorare come vengono trattati all’interno della struttura, sapendo che i poliziotti che se ne fanno carico tendono ad abusare della loro autorità con metodi poco ortodossi, ma soprattutto lesivi dei diritti dei minori;
- fare da ponte tra i ragazzi e i loro parenti, quando questi esistono, perché il servizio dell’assistente sociale, quando c’è, è così carente che a volte ci mette mesi per fare una semplice telefonata per informarli che loro figlio o nipote è stato trattenuto nel preventivo.
Ricordo a questo proposito come anni fa, durante una visita nello stesso preventivo, il giorno della festa della mamma, incontrammo i ragazzi così malinconici e uno di loro mi diede un numero di telefono e un indirizzo chiedendomi di andare a avvisare sua madre che era stato preso mentre lavorava per strada e portato lì. La situazione mi sembrò assurda: ma come neanche nel caso in cui il minore sapeva dare indirizzo e telefono, i poliziotti o l’assistente si erano mossi tempestivamente per avvisare la madre? Non fui io personalmente ad andare, fu Martin, che rintracciò effettivamente la madre e poi l’accompagnò a riprendere il figlio al preventivo.
A settembre Martin e Francesco, uno dei nostri volontari italiani, durante l’attività settimanale all’interno del preventivo sono venuti a conoscenza, per testimonianza diretta di due fratelli ospitati nella struttura, che erano stati picchiati con un bastone sulle dita dei polpastrelli da uno dei poliziotti che aveva poi ripetuto lo stesso abuso anche su altri minorenni internati. Martin e Francesco hanno potuto vedere effettivamente i segni lasciati dai colpi sulle loro mani. Indignati, hanno proceduto tempestivamente a denunciare il fatto presso la Defensoria del Pueblo, un ente preposto a vigilare sul rispetto dei diritti dei cittadini e con il compito di facilitare le denunce di violazioni costituendosi parte lesa. Purtroppo però, come ci aspettavamo, i tempi dell’intervento non sono stati brevi, cosa che Martin aveva chiesto esplicitamente nella lettera di denuncia, per evitare che poi diventasse più difficile verificare l’effettiva violenza per la scomparsa dei segni fisici o il rilascio dei due ragazzi che sarebbe stato più facile sentire mentre erano ancora presenti nel preventivo. Cosa ancora più grave, Martin aveva chiaramente chiesto se avrebbero proceduto d’ufficio alla denuncia, e la risposta della Defensoria era stata assolutamente positiva, ma poi invece hanno scelto una via più diplomatica e più lenta che ha portato effettivamente a ritardare l’inchiesta: la Defensoria anziché procedere subito con la denuncia, ha preferito inviare una carte con richiesta di chiarimento dei fatti all’ufficiale di polizia incaricato della gestione del preventivo. Così la denuncia è stata depositata al tribunale dei minori solo qualche settimana fa, e Martin mi ha riferito che presenterà lamentela formale per il ritardo con cui si è agito, oltre ad avere chiaro che in un caso simile nel futuro procederemo a denuncia diretta senza passare da questo ente, visto che anziché accelerare il processo di denuncia, suo compito specifico, lo ritarda con burocratismi e diplomazie che non hanno senso in casi così chiari di maltrattamenti a danni di minori.
Abbiamo così deciso di procedere su due fronti: unire le forze di Sinergia Por La Infancia con quelle di Voces Para Lima, un’associazione di cui facciamo parte sia io che Martin, e che ha tra i suoi fini istituzionali proprio la denuncia delle violazioni dei diritti e le azioni di pressione politica per cambiare leggi e prassi che ledono i diritti dell’infanzia. Voces Para Lima presenterà esposto presso il tribunale dei minori sostenendo l’azione già iniziata da Sinergia Por La Infancia e Sinergia Por La Infancia presenterà lamentela formale sia a Defensoria del Pueblo che al Tribunale per i ritardi con cui si è agito. La nostra speranza è quella di creare per lo meno un antecedente di denuncia di questo tipo di fatti che si vengono ripetendo da anni nei preventivos, senza però che vengano denunciati a livello legale in quanto le possibilità che vengano sanzionati i responsabili sono bassissime; inoltre speriamo di creare un campanello di allarme nelle istituzioni che dovrebbero vegliare su questi ragazzi e invece permettono che vengano calpestati i loro diritti più elementari, come quello di essere trattati senza violenza.
Sinergia e Sinergia Por La Infancia, insieme a Voces Para Lima, sono al fianco dei ragazzi di strada anche per dare voce a chi voce da solo non avrebbe.